De Castro: prima uccidi l’agricoltura con la liberalizzazione, poi ti fai la campagna elettorale con una leggina inefficace

Proprio oggi, 6 maggio, come Altragricoltura e Movimento Riscatto insieme alla lista “La Sinistra” (in cui sono candidato per le elezioni europee per la circoscrizione Sud) abbiamo tenuto a Roma la Conferenza per presentare i dieci obiettivi da portare nel Parlamento Europeo per cambiare la Politica dell’Agroalimentare e toglierla dalle mani delle multinazionali e degli speculatori.Sempre oggi, Paolo De Castro (Ministro dell’agricoltura per conto delle banche in Italia, teorico della liberalizzazione dei mercati e della subalternità all’industria, Grand Commis delle lobbies e della finanza in Europa) dalle pagine della Repubblica annuncia una legge che difenderebbe i contadini dallo strapotere della grande commercializzazione.

A parte il merito (fuffa infarcita di vecchie parole d’ordine del movimento contadino ma con strumenti prevedibilmente inefficaci a raggiungere gli obiettivi che pomposamente vengono annunciati a due giorni dal voto europeo), mentre leggevo la sua intervista avevo questa immagine: quella di uno che sulla riva del mare, pentito del molto male prodotto nella propria vita e nel tentativo di lavarsi la coscienza, cerca di svuotarlo con un cucchiaino.
Quel mare lo conosce bene: è fatto delle tante scelte che i teorici come lui delle liberalizzazioni, dell’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale, della globalizzazione e della privatizzazione hanno avallato, giustificato e voluto.
Decastro, però, non è solo un teorico di quella che poi è diventata l’agricoltura della crisi rurale (con i prezzi al campo che crollano, la deregolamentazione del lavoro, le aree rurali che si svuotano, il diritto al cibo minato) ma è stato anche un attivo promotore e costruttore dei processi concreti che la hanno determinata. Fra le sue perle da ministro, l’adozione in Europa nel dicembre 2006 della Direttiva 1881, la normativa voluta dalla speculazione degli industriali della pasta (almeno di quelli dal business facile e poco interessati a sicurezza e qualità) che, alzando di oltre il doppio la soglia di DON (una pericolosa micotossina, il Deossinivalenolo) ha indebolito pesantemente il potere contrattuale dei nostri cerealicoltori aprendo i nostri mercati a tanto grano prodotto in paesi extracomunitari che entra “legalmente” e, in una gigantesca operazione di dumping, mina la tenuta delle nostre aziende e del territorio oltre che la salute dei cittadini.

Dopo che le classi dirigenti di questo Paese (di cui Paolo DeCastro è stato espressione “avanzata”) hanno compiuto disastri come questi e tanti altri, consegnando agricoltori e cittadini inermi nella mani della speculazione, ora, per lavarsi la coscienza, ci vogliono raccontare che con una leggina senza strumenti dal sapore tutto elettoralistico, si risolverebbero i problemi.
L’ex ministro De Castro si ripresenta di nuovo alle elezioni Europee chiedendo il voto per il PD, ovvero per quel partito che, talvolta, dicendosi di sinistra, ha fatto della deregolamentazione nelle campagne il proprio mantra. Questa campagna elettorale è per gli agricoltori la straordinaria occasione di dire col voto quello che hanno nella pancia da tanto: smettetela di fare danni e cambiate rotta alle scelte italiane ed europee sull’agroalimentare!

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