Perchè siamo a Matera contro l’IMU sui terreni il 27 e 28 aprile 2015? Per alzare la testa come cittadini e difendere le nostre comunità
Da molto tempo le campagne italiane sono attraversate da una crisi profondissima che sta correndo il rischio di cancellare un patrimonio secolare di lavoro della terra trascinando in basso, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, la condizione di intere comunità rurali fino a compromettere la tenuta delle stesse città.
Secondo la Fondazione Agnelli (dunque non a dire dei pericolosi sovversivi di Altragricoltura che queste cose le denunciano da almeno 15 anni) entro pochi decenni la popolazione lucana passerebbe da 550.000 abitanti circa a 400.000; dove, secondo voi, scomparirebbero questi 150.000 abitanti?
Guardando i numeri e le statistiche è facile a dirsi: nelle aree rurali e nei piccoli centri. Altrettanto immaginabili i motivi che, senza scomodare troppo analisi complicate possono essere ricondotti in gran parte alla perdita di ruolo e di funzione della agricoltura mediterranea che lascia senza reddito gli agricoltori con buona pace della falsa coscienza che continua a decantare le meravigliose gesta del Made in Italy. In realtà nelle campagne italiane e del Sud si sta consumando da tempo una lenta agonia di aziende agricole produttive, nascosta dai fuochi di artificio di numeri gonfiati e manipolati che vorrebbero “L’agroalimentare italiano e la sua capacità di esportare” come ci raccontano con il grande bluff dell’EXPO che fra poco inizierà a Milano.
Eppure da molto tempo nelle campagne lucane come in quelle di tante altre aree produttive una volta “forti” del nostro Paese, gli agricoltori a gran voce chiedono risposte e il cambiamento di rotta e da più parti si sottolinea come insopportabile la condizione generale di chi vive nelle aree rurali.
Non solo queste risposte non sono arrivate ma, proprio nel momento in cui la crisi economica, sociale e di senso delle nostre comunità rurali, arriva al massimo, Renzi inventa un provvedimento che, se non viene ritirato tempestivamente, può essere il colpo mortale.
L’IMU sui terreni, in realtà, è un balzello non contro gli agricoltori ma contro tutti i cittadini perchè colpisce la proprietà della terra. Per le aziende agricole il possesso della terra è fonte di reddito e strumento di lavoro ed è un costo che in gran parte non potranno sostenere ma tutti i cittadini corrono il rischio di pagarla tre volte.
La pagheranno una prima volta quando avendo il possesso di un pezzo di terra, tenuto come si conservano le radici di famiglia, dovranno pagarci anche questa tassa. Poi la pagheranno altre due volte per effetto del meccanismo odioso che il Governo ha deciso.
Sulla base di cervellotiche valutazioni senza fondamento tecnico (ma fatte solo nel parossismo di voler fare “cassa” a qualsiasi costo) e di calcoli sbagliati, il Governo ha stimato “quanto dovrebbe rendere quella tassa” e, costringendo i Comuni ad incassarla, ha già sottratto le somme dai trasferimenti che lo stato normalmente dovrebbe dare ai comuni. Cosi accade, per esempio, che il Comune di Montemilone che ha un bilancio in cui è prevista un’entrata da parte dello Stato di contributi per poco più di 500.000 euro si è visto scippare somme per oltre 300.000 euro (il Comune di Gravina meno 850.000 Euro su un milione di trasferimenti).
La tassa non produrrà quel gettito, sia perché i calcoli sono sovrastimati sia perché in molti non potranno pagarla ed, allora, arriveranno i tagli dei servizi e della spesa corrente per i Comuni a danno di tutti i cittadini. Se poi i sindaci non riusciranno a far quadrare i bilanci, l’esito del dissesto finanziario del Comune è scontato; arriverà, con il Commissariamento, il restringimento degli spazi di democrazia ma, soprattutto, l’innalzamento al massimo delle tasse per tutti.
Quello di questo Governo è stato un grande scivolone che mette in ginocchio non solo gli agricoltori ma le Amministrazioni e tutti i cittadini di tante aree del Paese che, invece, dovrebbero essere sostenute.
Uno scivolone che lo stesso Renzi ha riconosciuto essere stato un grave errore ed un grande pasticcio e cui bisogna rimediare urgentemente. Per questo è nato il movimento che si sta sviluppando in questi giorni e che ha deciso di chiamarsi RISCATTO perchè sia chiaro che la sua iniziativa non è contro una tassa ma, puntando a rimediare a scelte irresponsabili come questa, si pone il vero di restituire dignità al lavoro di chi vive nelle aree rurali e in rapporto con la terra.
Tre i suoi obiettivi immediati: l’abrogazione per il futuro, il ritorno alla situazione ex ante per le misure in corso e la restituzione di quanto sottratto alle tasche dei cittadini ed alle casse dei comuni.
RISCATTO è nato il giorno dopo che il Parlamento ha trasformato in legge il decreto del Governo, prendendo atto del fallimento delle Organizzazioni Professionali Agricole che avrebbero dovuto impedirlo e dell’arroganza di un Governo autistico che pur di fare cassa non ha ascoltato le ragioni dei tanti sindaci ed imposto con la fiducia il bavaglio alla sua stessa maggioranza ed al Parlamento su un tema cosi delicato.
Ora siamo in campo con un movimento che si sta allargando a macchia d’olio, fatto di agricoltori (con tutte le tessere sindacali in tasca), di cittadini e Municipi. Un movimento che a Matera, capitale della cultura europea ma anche capitale di una lunga storia di lavoro contadino, sta accumulando la forza per pesare a Roma. Un movimento unitario che sa non farsi dividere dalla politica e che ha nella concretezza degli obiettivi la ragione della sua forza.
A dire la verità la sua forza sta anche nella consapevolezza che, vincendo una battaglia per sconfiggere un provvedimento cosi miope, si può ripartire per ricostruire nella società la consapevolezza che, appunto, se si colpisce la terra si colpiscono gli interessi profondi di tutti.
Per questo saremo a Matera il 28 aprile con centinaia di trattori, tanti sindaci, tanti cittadini, tanta determinazione di chi questa battaglia vuole vincerla perché non ha alternative, dietro uno striscione in cui c’è scritto: “Su la testa! Per la terra, il lavoro, l’ambiente, la democrazia e le comunità”
Gianni Fabbris – coordinatore di Altragricoltura
portavoce del movimento RISCATTO
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