Oggi è giorno di voto e io vado a votare. Per la prima volta nella mia vita, sento che il mio voto sarà incoerente e dedico al voto una parentesi stretta di tempo. Qualche minuto senza aver assolto in realtà alcun impegno attivo pur avendo chiare le mie idee e cosa voterò.
Ho sempre militato politicamente, sono sempre stato fiero delle mie idee e delle scelte politiche che ho compiuto, sempre cercando la via giusta che mi portasse il più vicino possibile agli interessi degli sfruttati, per la democrazia e l’antifascismo.
E lo sono tuttora, avendo fatto da tempo la scelta di vivere la mia politica nell’impegno sociale e sindacale.
Da quell’osservatorio che è fatto di una barricata continua per resistere al disastro del capitalismo globalizzato e al neoliberismo del nostro tempo, di un lavoro minuto, costante, faticoso per lenire le sofferenze e ricostruire le coscienze rotte e travolte dalla vandea reazionaria che divide e fagogita il futuro vedo la mia sinistra andare in pezzi. Dividersi fra la subalternità al sistema e le scorciatoie del massimalismo, fra il politicismo e il maniersismo di chi pensa che la politica nasca nelle istituzioni e il settarismo dogmatico di chi sa citare a memoria frasi e slogan ormai vuoti e incapaci di interpretare e di parlare alla realtà e alla sofferenza.
Voterò e voterò a sinistra nonostante questa sinistra perché so che solo da li può venire la speranza del cambiamento. Ma quando verrà? Per quanto non mi sia impegnato nella campagna elettorale ho cercato di sentire le parole che rendesserò coerente il mio voto con le istanze su cui stiamo spendendo come movimento questi anni di battaglie. Non le ho trovate.
Ho sentito le parole del voto utile, della modernità, dell’operaismo di ritorno, dell’ideologismo più ottuso ma non ho sentito le parole che tutti i giorni si producono nell’iniziativa sociale in cui milito.
Le ho cercate senza sentirle. Agli alluvionati, agli agricoltori e ai braccianti, alle famiglie con le case e i beni venduti all’asta, a chi vive un territorio sempre più scarnificato di attività e aggredito dalla speculazione, a chi non può fare la spesa tutti i giorni o è costretto a mangiare un cibo sempre più spazzatura avrei voluto poter dire: “Ascoltate! Ecco le parole che ci servono, ecco le proposte. Ecco le proposte politiche che parlano la stessa lingua che noi usiamo per le nostre battaglie e le nostre proposte”. No, non ho potuto perchè non ne ho sentite e, senza parole oltre le nostre, sono rimasto muto.
Dunque voterò e, per la prima volta da quando voto (anzi da prima perché in fondo milito e mi impegno da quando avevo 12 anni e ora ne ho 60) il mio voto sarà INCOERENTE …. asincrono, sospeso …. aspettando che la mia coscienza forgiata nell’impegno sociale e quella politica nutrita dalla mia storia tornino ad andare insieme, in sincronia. In fondo la rivoluzione, di cui abbiamo sempre più bisogno, nasce quando la coscienza sociale e il progetto politico si incontrano e vanno insieme. Invece sento e vedo crescere la rabbia, il malessere e la sofferenza e ascolto parole e gesti reazionari che la fanno diventare destra.
L’incoerenza che sento mentre sto andando a votare non dipende da me (comunque dipende solo in piccola parte da me) ma è il frutto della distanza fra il mio essere di sinistra e il non riuscire a trovare a sinistra le ragioni per riconoscervi il senso dell’impegno sociale in cui sono immerso.
Oggi voto e voto a sinistra nonostante tutti i suoi limiti le sue divisioni, le sue arretratezze e piccolezze, le sue incoerenza ma facciamo presto, sincronizziamo gli orologi, mettiamo in campo il progetto e le parole che sanno farlo assumere dalla nostra gente perchè ci aspettano tempi scuri in cui le coscienze sono obnubilate e confuse dalle parole reazionarie che tornano ad urlare.
Mar 04
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